CAMPANE ALLA BOLOGNESE

Testo tratto da www.mauriziobarilli.it per gentile concessione di Maurizio Barilli

Bologna vanta, da secoli, una tradizione di suono delle campane unica nel suo genere, forse non da tutti perfettamente conosciuta. L’uso di annunciare e sottolineare eventi sacri o profani con rintocchi di campane é antico e generalmente diffuso fra le culture; nella nostra città però, che non smentisce così la sua plurisecolare inclinazione alla raffinatezza estetica e strutturale, il suonare le campane ha via via modificato sia la semplice e primitiva tecnica esecutoria sia gli intimi aspetti degli equipaggiamenti architettonici delle torri campanarie.

Già dal XVI secolo esistevano a Bologna i primi "doppi" ovverosia concerti di due o tre campane intonate tra loro, equipaggiate e suonate con una tecnica particolare. Infatti la struttura statica e dinamica accessoria alle campane permetteva di suonarle agendo direttamente dalla cella campanaria dove ogni campanaro, a stretto contatto con la campana, tramite un apposito canapo la portava "alla muta", cioè con il battacchio legato, dalla posizione di riposo alla posizione "in piedi", con la bocca quindi rivolta verso l’alto, dove veniva bloccata. Liberato quindi il battacchio, manovrando una trave solidale alla campana, una volta sbloccata, si eseguiva il suono "da trave" detto "a doppio" facendole compiere un intero giro in alternanza con le altre.

Quasi immediatamente si è aggiunta una quarta campana realizzandosi così la configurazione definitiva; le torri campanarie, provviste di opportuni scuri alle finestre, hanno iniziato a ospitare bronzi sempre più proporzionati ed intonati e con il passare dei secoli la tecnica è andata sempre più raffinandosi, mantenendo comunque le peculiari caratteristiche primitive e raggiungendo, forse, lo stato perfetto. Da tempo infatti, l’esecuzione del doppio comprende anche le fasi di "scappata" e "calata": le campane cioè vengono portate alla posizione in piedi con la tecnica detta "a ciappo" non più alla muta bensì con il battacchio libero a slancio ed alla fine dell’esecuzione del brano così riportate alla posizione di riposo, diffondendo rintocchi con perfetta progressione. Al suono a doppio si affiancò poi l’esecuzione delle "tirabasse" dove le campane sono fatte oscillare senza portarle alla posizione in piedi; i campanari, manovrando il battacchio e variando l’ampiezza delle oscillazioni, intrecciano i rintocchi rispettando rigorose successioni metriche; si realizza così una melodia eseguita in pratica da un solo strumento suonato però da più persone che, oltre a doti di resistenza fisica, devono possedere colpo d’occhio e notevole senso musicale.

CONCERTI E STRUTTURA MUSICALE


CARATTERISTICHE DEI CONCERTI

I concerti di campane alla bolognese sono essenzialmente uno strumento musicale in grado di emettere quattro o più suoni articolati secondo la caratteristica struttura musicale e suonato da più persone simultaneamente.

I concerti di 4 campane sono identificati in base alla loro INTONAZIONE. Posto che non si realizza in essi la possibilità di una vera e propria scala musicale, essi sono definiti in funzione dell’INTERVALLO che separa i vari suoni, collocati comunque idealmente su di una scala diatonica. Si prende in considerazione la campana di suono più grave, la GROSSA e si esaminano i gradi degli intervalli che separano il suo suono da quello delle altre, si avranno così tre Intonazioni dei concerti definiti QUARTI (supposta per comodità di esposizione come DO la nota più grave):

QUARTI

MAGGIORE

 

MINORE

 

SESTA

 

GROSSA

DO

tonica

DO

tonica

DO

tonica

MEZZANA

RE

2a maggiore

MI b

3a minore

FA

4a giusta

MEZZANELLA

MI

3a maggiore

FA

4a giusta

SOL

5a giusta

PICCOLA

SOL

5a giusta

SOL

5a giusta

LA

6a maggiore

 

I concerti di 5 campane definiti QUINTI propriamente detti sono sviluppati sulla base di un concerto di Quarto Maggiore al quale viene aggiunta una quinta campana - nominata QUARTA, che occupa il quarto grado della scala:

QUINTO MAGGIORE

GROSSA

DO

tonica

MEZZANA

RE

2a maggiore

MEZZANELLA

MI

3a maggiore

QUARTA

FA

4a giusta

PICCOLA

SOL

5a giusta

Così i concerti (rarissimi) di sei campane definiti SESTI propriamente detti aggiungono al Quinto una sesta campana, nominata SESTA che occupa il sesto grado della scala:

SESTO MAGGIORE

GROSSA

DO

tonica

MEZZANA

RE

2a maggiore

MEZZANELLA

MI

3a maggiore

QUARTA

FA

4a giusta

PICCOLA

SOL

5a giusta

SESTA

LA

6a maggiore

 

Più frequentemente esistono concerti di 5 o 6 campane dove sono presenti due (eccezionalmente tre) concerti distinti, tacendo una campana; ad esempio Quarto Maggiore e Minore o Quarto Maggiore e Sesta, che prende il nome anche di OTTAVA, essendo la Piccola del concerto maggiore un’ottava più alta della Grossa del concerto di Sesta.

Una nota vada al concerto di quarto che comprende tra il suono più grave ed il più acuto l'intervallo di quarta eccedente, il tritono, cioè tre toni interi: il famigerato "diabolus in musica" della trattatistica medievale (Chiesa Parrocchiale dei Ss. Vitale e Agricola BO).

STRUTTURA DEL SUONO A DOPPIO

Essendo solo quattro i suoni diversi che possono essere generati da un concerto di campane equipaggiate alla bolognese (il suono con 5 e 6 campane viene compreso in casi particolari, comunque segue generalmente la struttura base, che è con 4 campane), non realizzandosi così una scala musicale ancorché incompleta, si è sviluppato e consolidato un sistema di suono basato sulla struttura di matrici matematiche. Il campanaro quindi non "impara" i brani a memoria ma solo la base della struttura, cioè la matrice, elaborandola e sviluppandola mentalmente mentre sta eseguendo i brani stabiliti, rigorosamente codificati in repertori ormai classici ed immutabili; non viene concessa cioè agli esecutori nessuna variazione o interpretazione personale.

Se all’apparenza quattro soli suoni sembrano limitativi in realtà le possibilità di combinazioni, disposizioni, permutazioni e sostituzioni sono pressoché infinite.

Da qui si intuisce come sia mirabilmente complicato il suonare le campane alla bolognese, considerando anche la non facile, faticosa e spettacolare tecnica.

Il suono delle campane alla bolognese basa quindi la propria struttura sull’elemento semplice definito MEZZA , corrispondente alla successione dei rintocchi che ognuna delle quattro campane emette per una volta passando dalla posizione di MEZZOLO a quella di BOCCA o viceversa, compiendo una rotazione di 360°.

Le campane base sono quattro, così denominate e descritte, nella comunicazione orale e nella trascrizione musicale dei brani, partendo da quella di peso maggiore, in ordine decrescente:

 

Nome campana

in un brano espresso a voce

in un brano scritto

GROSSA

DON

4

MEZZANA

DAN

3

MEZZANELLA

DEN

2

PICCOLA

DIN

1

Le Mezze sono 24 (fattoriale di 4) e vengono raggruppate in combinazioni definite in base a una campana che suoni lei stessa sempre per ultima; avremo così 4 gruppi di 6 Mezze, detti PEZZI, qui indicati, per comodità espositiva, in ordine numerale crescente.

Pezzi di Grossa dove la Grossa suona sempre per ultima, le Mezze sono così 6 (fattoriale di 3); sono i più usati:

1234 = organo
1324 = quarto
2134 = deldin o dendin
2314 = deldan o dendan
3124 = San Pietro o dondin o dandin
3214 = Certosa o rovescio o donden o danden

Avremo così anche i Pezzi di MEZZANA, di MEZZANELLA e di PICCOLA, a seconda che ognuna di queste suoni sempre per ultima. Estrapolando 2 Mezze da cadauno di questi Pezzi dove la Grossa suona sempre per terza (sottolineati in tabella) si ottengono i Pezzi MODENESI.

Pezzi di Mezzana

Pezzi di Mezzanella

Pezzi di Piccola

Pezzi Modenesi

1243

1432

4231

1243

1423

1342

4321

1342

2143

4132

2431

2143

2431

4312

2341

2341

4123

3142

3421

3142

4213

3412

3241

3241

Questi Pezzi possono essere eseguiti anche MATTI: tutte le campane si scambiano il proprio turno di suono assumendo il ruolo delle altre. Ad esempio nei pezzi eseguiti di Campanino Matto la Piccola avrà il ruolo della Grossa; la Mezzanella quello della Piccola; la Mezzana quello della Mezzanella e la Grossa quello della Mezzana.

Le possibilità di disposizione delle 6 Mezze, cioè i Pezzi, sono teoricamente 720 (fattoriale di 6) ma nelle esecuzioni, di fatto, se ne utilizzano principalmente 3, le quali assumono nomi tipici:

Mezze dei Pezzi di Grossa
in Scala

Mezze dei Pezzi di Grossa
in San Pietro

Mezze dei Pezzi di Grossa
in Certosa

1324 quarto

1324 quarto

1324 quarto

1234 organo

3124 San Pietro

3214 Certosa

2134 deldin

1234 organo

2134 deldin

2314 deldan

2314 deldan

1234 organo

3124 San Pietro

3214 Certosa

2314 deldan

3214 Certosa

2134 deldin

3124 San Pietro

 


Esistono altre 3 disposizioni, conosciute, ma pressoché inutilizzate; sono:

 

Mezze dei Pezzi di Grossa
in Taccotto nuovo

Mezze dei Pezzi di Grossa
in Taccotto vecchio

Mezze dei Pezzi di Grossa
in Marano

1324 quarto

1324 quarto

1324 quarto

2314 deldan

2134 deldin

3214 Certosa

1234 organo

3124 San Pietro

3124 San Pietro

3124 San Pietro

2314 deldan

2314 deldan

2134 deldin

1234 organo

2134 deldin

3214 Certosa

3214 Certosa

1234 organo

 


Tutti i Pezzi e i brani possono essere eseguiti in ognuna di queste disposizioni.

Riassumendo: le Mezze sono l'insieme (combinazione) dei singoli suoni di ogni campana; i Pezzi sono l'insieme di Mezze raggruppate secondo criteri logici; le disposizioni in successione delle Mezze caratterizzate dai Pezzi, assumono nomi tipici (es.: Mezze dei Pezzi di Grossa in Scala; nell'uso comune: Mezze in Scala).

 


Particolare combinazioni generano altre disposizioni distinte dal genere descritto, sono l'Annunziata (molto usata), giocata sulla Mezza deldin dei Pezzi Modenesi attraverso il progressivo slittamento posizionale delle campane e la Carità, una sorta di intreccio di Mezze nei Pezzi di Grossa e Mezze nei Pezzi Modenesi, generate dalle Mezze Quarto, Organo e deldan nei Pezzi Modenesi, ognuna seguita da una mezza creata dallo scambio simultaneo della prima campana con la seconda e della terza con la quarta, cioè barattate (o becche):

l'Annunziata

la Carità

2143

1342

1432

3124

4321

1243

3214

2134

-

2341

-

3214

 


I brani sono costruiti su ogni Mezza, la quale funge da capostipite e può generare altre combinazioni di suoni, attraverso permutazioni e sostituzioni: alcune campane tacciono e vengono perciò sostituite da una delle altre per riformare l’ordine di 4 o più rintocchi e realizzare così una combinazione di suoni nuova ma dipendente da quella Mezza. Ogni combinazione dipendente dalla Mezza si chiama CAMPETTO.
Esaurito il Campetto di quella Mezza, le successive (nell’ordine di Scala o San Pietro o Certosa, ecc.), si comportano nello stesso modo, generando il brano completo.

L'esempio che segue illustra la generazione delle Dodici Vecchie, eseguite in Scala.

(in neretto la Mezza capostipite)

 



Campetto di quarto
1324 quarto
1314 tace la Mezzanella (2) sostituita dalla ripetizione di suono della Piccola (1) ciò assume il nome di Terzino

 



Campetto di organo
1234
1214 tace la Mezzana (3) sostituita dalla ripetizione di suono della Piccola (1) ciò assume il nome di Terzino

 



Campetto di deldin
2134 organo
2124 tace la Mezzana (3) sostituita dalla ripetizione di suono della Mezzanella (2) ciò assume il nome di Terzino

 



Campetto di deldan
2314 deldan
2324 tace la Piccola (2) sostituita dalla ripetizione di suono della Mezzanella (2) ciò assume il nome di Terzino

 



Campetto di San Pietro
3124 San Pietro
3134 tace la Mezzanella (2) sostituita dalla ripetizione di suono della Piccola (1) ciò assume il nome di Terzino

 



Campetto di Certosa
3214 Certosa
3234 tace la Piccola (1) sostituita dalla ripetizione di suono della Mezzana (3) ciò assume il nome di Terzino

 


Così, aggiungendo ad ogni Mezza capostipite altre sostituzioni e permutazioni di campane, sempre rispettando il numero dei rintocchi in modo che al termine del brano le campane si trovino tutte nella posizione di Mezzolo, si generano altri brani, virtualmente di numero illimitato, ovviamente tutti eseguibili nelle varie disposizioni.

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