ASSOCIAZIONE CAMPANARI DELLA B. V. DI SAN LUCA in BOLOGNA |
Testo tratto da "DIN, DEN, DAN, DON" Lineamenti di storia della campane e loro uso nella tradizione bolognese-modenese ã 1998 "Quale Percussioni?" di Luciano Bosi
LA CAMPANA E IL CAMPANARO
La storia dei campanari è legata all’installazione delle campane, o meglio, alla nascita di questi armoniosi strumenti musicali. Il nome campana deriva dalla Campania, regione dove si sarebbero fabbricati i primi esemplari di questo strumento; una delle officine si trovava a Noia e per questa ragione una leggenda vuole attribuire l’invenzione della campana a S. Paolino che fu vescovo di quella città nel quinto secolo. Leggende a parte, strumenti simili esistevano già precedentemente ed erano già in uso dal secondo millennio a.C. tra i popoli della Mesopotamia, dell’Egitto e della Palestina; per lo più in bronzo e con dimensioni solitamente più piccole delle attuali, le campane venivano realizzate in diverse forme, anche se quella a tronco di cono era già la predominante. In seguito il loro uso si diffuse anche tra i popoli mediterranei, prima i greci e in seguito i romani, dalle campane del mondo classico derivarono le campane usate nel culto cristiano. Campanari anticamente erano chiamati coloro che costruivano le campane; oggi questo nome designa coloro che suonano le campane con arte e amore, e in molti casi con profonda fede e spirito di devozione. Il Bonanni, dal già citato volume, dice a proposito dell’uso delle campane: " . .e qui basti notare brevemente.., che le Campane per antico e lodevole uso si benedicono e si consacrano... che se pur si permette di sonarle alli Laici, ciò proviene dal non potersi muovere le grandi Campane per il peso, che hanno superiore alle forze delli Chierici, per l’ordinario di età puerile, e non robusta".Dopo il 1000 le nostre chiese furono dotate di campane per segnalare le cerimonie religiose, per scandire le ore alla popolazione e per disporre di un segnale di allarme udibile attraverso lunghe distanze. All’inizio c’era una sola campana poi due insieme e in seguito tre, e fu in questo momento, con ogni probabilità, che i campanari iniziarono a elaborare ed eseguire le prime suonate. E’ indubbio che i termini campana, campanile e campanaro sono indissolubilmente legati al diffondersi della pratica di utilizzare il suono quelli che, almeno per una volta, potremmo definire ‘Vasi Sonori’. L’uso del termine campana ha origini incerte, già diffuso sul finire del I° millennio, è stato anticipato ed in seguito a volte sostituito o associato, nome Tintinnabula. Di probabile origine onomatopeica, il termine Tintinnabula nell’antica Roma designava sia una piccolo vaso di bronzo (campanella) percosso da un battente fissato esternamente al manico mediante una catenella, sia un grappolo di campanelli appesi un manufatto di forma fallica mediante catenelle, il tutto forgiato in bronzo.E’ probabile che i primi cristiani, durante le funzioni religiose svolte assoluta clandestinità, facessero uso di piccoli e poco rumorosi oggi sonori di legno e metallo, detti appunto "Signa" per le loro funzioni di segnale, termine ancora in uso. I "Signa" si distinguevano in "Legni Sacri" e in piccole campanelle dette Tintinnabula. I "Legni Sacri, tavolette di legno percosse fra loro (concosse), già in uso nell’antico Egitto, furono i progenitori delle attuali nacchere e, nella pratica religiosa cristiana fin dal Medioevo, sostituirono le campane durante Settimana Santa. I Tintinnabula invece si potrebbero far risalire sia alle pratiche religiose dell’antica Roma, come a quelle ebraiche, durante le quali, da secoli, si faceva uso di una piccola campana chiamata Pa’amon. Fu solo dopo il 313 grazie all’editto di Costantino che i cristiani, finalmente liberi di praticare il loro culto, sentirono la necessità di utilizzare segnali sonori più potenti per chiamare al rito i fedeli. Come già prima accennato è a San Paolino da NoIa (353-431), Vescovo dell’omonima città, che la tradizione cristiana attribuisce la patria della campana o, forse più correttamente, gli andrebbe riconosciuto il merito di averne istituzionalizzato l’uso. In ogni caso e al di là leggenda, diverse testimonianze proverebbero che sia San Paolino sia San Severo (364-409, Vescovo di Napoli) definirono i Tintinnabula strumenti di culto. Il Termine Tintinnabula continuò ad indicare la campana almeno alla fine del XVI secolo nonostante, già da secoli, si facesse anche uso del nome campana. La longevità di questo termine è testimoniata che dal titolo dello splendido saggio "DE TINITNNABULIS" (Le campane) scritto da Girolamo Maggi tra il 1570 e il 1572, durante la sua prigionia nell’isola di Cipro. Il vocabolo campana, usato per designare i vasi di bronzo, è comunque legato alla regione Campania, infatti in latino con il termine "Vasa campana" si definivano i vasi della Campania, mentre "Aes Campanum" significava bronzo della Campania. Fu comunque Papa Sabiniano, successore di Papa Gregorio Magno morto nel 604, che, quasi certamente, ordinò l’utilizzo delle campane per comunicare l’ora delle funzioni religiose alla comunità. Forse è proprio da questo momento che nasce l’esigenza di individuare un componente della comunità che assolva al compito di suonare questo strumento. E’ certo comunque che già attorno all’anno 1100 fu riconosciuta la figura del campanaro, come testimonia uno splendido mosaico del’ XII secolo recuperato dalla Cattedrale di Reggio Emilia per essere collocato presso il museo "Lazzaro Spallanzani", in esso è rappresentato un uomo nell’atto di suonare una campana mediante l’azionamento di una corda, l’immagine è arricchita con la scritta MILIO CAPANARIUS. Infine è interessante notare come le campane più antiche fossero realizzate perlopiù con lastre metalliche forgiate in forma di vaso quasi cilindrico e saldate mediante battitura a caldo, modalità di realizzazione ancora oggi ampiamente impiegata per la produzione di campanacci utilizzati in Europa per il bestiame.
Testo tratto da "DIN, DEN, DAN, DON" Lineamenti di storia della campane e loro uso nella tradizione bolognese-modenese ã 1998 "Quale Percussioni?" di Luciano Bosi |